Chiesa di Sant'Agostino

Storiografia

Questa chiesa, magnifico esemplare di arte medievale, fu costruita per volere del Grande Maestro dell’Ordine Teutonico, Hermann Von Salza, intimo amico e consigliere di Federico II di Svevia. Alla sua morte, Von Salza fu sepolto in questa chiesa dove la pietra tombale con iscrizione in latino è ricoperta dall’attuale pavimentazione. I cavalieri teutonici, prima della costruzione della chiesa di Sant’Agostino, avevano come dimora una casa ubicata in via Flavio Excelsis. In origine, però, l’edificio sacro nasceva come chiesa dedicata a San Leonardo, monaco eremita Basiliano e protettore dei prigionieri; successivamente, nel 1358, la chiesa fu affidata agli agostiniani per volere del Duca Francesco I Del Balzo. Nel 1387, il Padre Generale Bartolomeo da Venezia, concedeva al Priore degli Agostiniani di Andria, di alienare i propri beni per costruire un nuovo edificio sacro.Di fatto, però, col denaro ricavato dalle vendita, gli Agostiniani la fecero solo restaurare. Nel 1463, pur sapendo che la chiesa era già dedicata a San Leonardo, patrono dell’ordine dei Cavalieri Teutonici, gli Agostiniani decisero di consacrarla a Sant’Agostino. Il primo documento scritto, che si riferisce a questa Chiesa, è una Bolla di papa Callisto II del 1120; in essa il pontefice riconosce ai Benedettini del Monastero di San Pietro in Vulture il privilegio della giurisdizione su diverse chiese, tra le quali, in Andria, questa, allora dedicata al Salvatore, nonché la chiesa di San Nicola ed un’altra dedicata anch’essa al Salvatore nella contrada di Gurgo. Forse fu proprio intorno al 1120 che i Benedettini realizzarono in Andria il loro monastero presso questa Chiesa, fino allora denominata del SS. Salvatore (e da loro intitolata anche a S. Martino, come a quel tempo essi solevano denominare molte loro residenze).

Si può ipotizzare che, dopo il 1227, anno in cui le relazioni tra Federico II e Gregorio IX si inasprirono a seguito della scomunica da quest’ultimo comminata all’imperatore, la Chiesa e il suo convento siano stati forzatamente ceduti ai Templari e successivamente ai Teutonici; essi allora dedicarono il complesso a S. Leonardo, che riprodussero insieme al Salvatore e a S. Nicola nella lunetta del portale principale. Il trasferimento all’Ordine Teutonico sarebbe testimoniato dalla lapide “Belligerus ordo …” trovata nell’Ottocento in una cisterna del convento. Le strutture gotiche residue nell’attuale Chiesa sono in gran parte di tale periodo svevo e del seguente periodo angioino del munifici Del Balzo. Nel 1770 la chiesa fu ristrutturata in stile barocco.

 

La struttura

L’edificio presenta un portale tardo gotico ad arco acuto, impreziosito da ricche decorazioni e caratterizzato su entrambi i lati, dalla presenza di resti di due leoni stilofori; sul sagrato, invece, sorgono due colonne dai capitelli uno in stile toscano, l’altro in stile corinzio. Su quest’ultimo, sono raffigurati due scudi, uno con dei gigli, l’altro con lo stemma di famiglia dei De Balzo. Nel portale, inoltre, si trova una splendida lunetta a bassorilievo raffigurante il Salvatore vestito alla greca, con ai lati San Remigio, vescovo di Reims e San Leonardo. Le pareti esterne laterali in pietra presentano lunghe finestre ad arco acuto murate che all’epoca, secondo il gusto tipicamente gotico, servivano ad illuminare il più possibile l’ambiente interno della chiesa; attualmente, essa riceve illuminazione da grandi finestre ottenute nel muro di sopraelevazione.

Internamente, la chiesa, presenta una sola navata con presbiterio in fondo al quale sorge l’altare maggiore di marmo e diversi stucchi, opera del maestro andriese Ricatti, vissuto nel XVIII secolo.Tra i tramezzi degli altari in marmo policromo, si possono notare tre bassorilievi; uno raffigurante l’eremita Gregorio da Varucolo, il secondo che ritrae il Beato Agostino, Generale dell’ordine agostiniano, morto nel XIII secolo ed infine un bassorilievo che raffigura Tommaso Arbuatti Picentino, morto nel XVII secolo.

Pregevole è poi l’organo posto nell’abside , come pure di interesse è il coro in noce, costruito dall’ebanista andriese, Giuseppe Gigli. Ad impreziosire ulteriormente l’interno della chiesa, alcuni affreschi che ritraggono Sant’Agostino infedele rivolto verso un angelo che gli porge la Bibbia, quando riceve il battesimo da Sant’Ambrogio, mentre è circondato dai suoi alunni e quando sconfigge gli eretici. Altri due affreschi rappresentano, invece, la Madonna ,rispettivamente mentre tiene sulle sue ginocchia suo figlio e mentre lo nutre; il primo è posto sull’altare sinistro mentre il secondo si trova vicino il crocifisso. Presenti nella chiesa anche alcune tele, la più bella tra queste, quella che ritrae Gesù Cristo tra i dottori del tempio.

 

Fonte: andrialive.it

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